Ferrero della Marmora
L'archivio L'amministrazione degli Archivi di Stato ha acquisito l'archivio Ferrero della Marmora, nel 1970, dalla famiglia Mori Ubaldini
degli Alberti-La Marmora. Prima fu conservato nelle sale superiori di palazzo La Marmora. Più anticamente, i documenti risalenti al
XIII secolo erano protetti in casse di legno e "guardarobbe vecchie di noce" sparse nelle diverse dimore di famiglia in particolare a Biella e a
Torino. Il marchese Francesco Celestino (1691-1765), intorno alla metà del settecento, intraprese un lavoro di catalogazione che costituirà
la base del nucleo documentario arrivato ai nostri giorni. Fu riordinata la documentazione soprattutto di tipo patrimoniale raggruppandola in "pacheti",
unità facilmente trasportabili, conservate a Torino che raggiunsero in origine il numero di 77. All'interno di ogni pacco ai documenti fu
assegnata una numerazione progressiva indicata in inventario. Il riordino seguì per lo più un criterio geografico tenendo conto della
distribuzione territoriale dei feudi e diede corpo a due successivi inventari quasi gemelli, uno del 1748 l'altro del 1751 locati l'uno a Torino,
l'altro a Biella. Gli inventari riportavano nelle prime pagine utili estratti che guidavano al contenuto dei pacchi secondo un criterio cronologico
e/o tematico. Ad essi si aggiungevano altri registri di indice e riepilogo. Contemporaneamente Celestino intraprese una ricerca sulle origini
nobiliari selezionando la documentazione relativa alla discendenza da Besso e quella intorno all'originario legame con gli Acciaioli di Firenze
spinto dal motivo contingente del riconoscimento entro l'ordine mauriziano. Alla fine del '700, grazie principalmente all'opera del cardinale
Carlo Vittorio, la memoria famigliare risultò organizzata secondo un preciso disegno celebrativo; l'archivio si era arricchito di una
sezione dedicata alle genealogie, all'araldica, allo studio dei casati nobiliari del Piemonte e alla numismatica. L'opera fu ripresa a metà del secolo
successivo da Edoardo che mise in atto una vera e propria risistemazione dell'archivio aggiungendovi materiale ed aggiornando gli inventari.
Agli inizi del novecento l'archivio dei La Marmora si divideva in due nuclei:
l'archivio antico che comprendeva le carte storico genealogiche e la cosiddetta documentazione economico-feudale
un nucleo costituito dalla corrispondenza epistolare dei membri della famiglia che comprendeva lettere e documenti personali a
partire dal XVI secolo con una parte consistente di carte ottocentesche
Mario Mori Ubaldini degli Alberti, marito di Enrichetta, archivista, storico ed erudito, in continuità con quanti lo avevano
preceduto, decise di ammodernare l'archivio, collocando le carte in nuovi contenitori uniformi, scatole e cassette, con cartelle e fascicoli interni,
e inventariando la documentazione epistolare. Per fare questo si avvalse del barone Filiberto Vagina d'Emarese allora direttore dell'Archivio di Stato
di Modena, che lavorò all'archivio tra il 1906 e il 1913 continuando poi ad occuparsene anche in seguito. Al termine l'archivio Ferrero della
Marmora risultò sistemato come oggi si trova: la documentazione è contenuta in un grande armadio de legno appositamente costruito,
suddivisa in 113 cassette lignee e in 142 scatole di cartone; all'interno di ogni cassetta è ripartita in 2 cartelle contenenti i fascicoli,
mentre nelle scatole vi sono solo fascicoli.
Le carte sono suddivise in serie:
Principi (cassette I-VII), comprende lettere e documenti concernenti principi sabaudi, italiani e anche stranieri
dal XV al XIX secolo.
Nunziatura (cassette VIII-XIX), comprende la documentazione della nunziatura a Praga (1604-1607) di Giovanni Stefano
Ferrero, vescovo di Vercelli, con documenti in copia a partire dal 1216. Molti documenti relativi alla Nunziatura sono conservati anche nella
scatola 764 della serie "Economico Feudale".
Genealogie e storia della famiglia (cass. XX-XXII5), comprende memorie e genealogie in gran parte del secolo XVIII
con notizie risalenti al 1185.
Ferrero (cass. XXIII-CIX), comprende lettere e documenti relativi a personaggi della famiglia dal XV agli inizi del
XX secolo
Economico-feudale, comprende in prevalenza atti concernenti i beni e gli interessi della famiglia, documenti relativi
alla carriera militare, alle cariche pubbliche e all'attività scientifica dei diversi personaggi.
Nel 1985 furono acquistati altri 25 mazzi che costituiscono la serie Miscellanea, comprende documenti probabilmente rimasti da riordinare e perciò
non inclusi negli inventari del d'Emarese, datati tra il 1336 e il 1933.
La documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Biella si integra e completa con quanto presente a
Palazzo La Marmora (Biella Piazzo) presso il Centro studi "Generazioni e Luoghi"
Archivi Alberti-La Marmora.
Bibliografia:
M. Cassetti, L'archivio Ferrero della Marmora, in 'Studi piemontesi', II (1973), pag. 200-202
M.Cassetti, Le carte di Alfonso Ferrero della Marmora. Spunti per una biografia e un epistolario Vercelli 1979
M. Cassetti, L'archivio della nunziatura a Praga di Giovanni Stefano II Ferrero vescovo di Vercelli (1604-1607), in Studi in onore di
Leopoldo Sandri, I, Roma 1983, pag. 261-264
S. Cavicchioli, Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora (1748-1918), 2004
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