Ferrero della Marmora
La famiglia
Presumibilmente l'origine del cognome Ferrero si connette alla professione di fabbri ferrai e maniscalchi, ma per secoli la
leggenda volle la famiglia biellese discendente da un ramo degli Acciaioli di Firenze. La famiglia è nota fin dal XII secolo, ma il
primo membro del quale si hanno notizie certe è Besso, vissuto nel XV secolo, più volte chiavaro di Biella.
I figli Sebastiano (1438-1519) e Gian Enrico (1468-1525) furono infeudati dei beni di Borriana e Beatino ai quali si aggiunse il feudo di
Gaglianico proveniente da Bartolomeo Scaglia nonno materno. Da loro originarono i due rami principali della famiglia:
da Sebastiano al quale è legata, agli inizi del '500, la costruzione del complesso conventuale di San Sebastiano,
discesero i Ferrero che con l'adozione di Filiberto da parte di Ludovico Fieschi (1517) si sarebbero chiamati Ferrero Fieschi. Questo ramo della
famiglia, molto articolato, vantò, oltre al capostipite, diversi illustri personaggi in particolare ecclesiastici. Il legame con la Chiesa
si concretò con l'acquisizione del feudo pontificio di Masserano e Crevacuore con titolo di principato.
Da questo ramo generò la linea dei marchesi di Romagnano con capostipite Goffredo figlio di Sebastiano infeudato nel 1562, che si estinse
nel 1585.
Da Gian Enrico discese invece la linea cadetta dei Ferrero conti (1610), poi marchesi (1678) della Marmora e di Chianosio nel
Cuneese. Essi possedettero in Piemonte vaste proprietà terriere pervenute per infeudazione o acquisto o, ancora, frutto di abili alleanze
matrimoniali, i cui nuclei principali si attestarono nel Biellese, tenimenti di Borriana, Ponderano, Occhieppo, Cavagliè, e a Pralormo
nell'Astigiano.
I due rami ebbero al Piazzo di Biella dimore contigue separate da un'antica torre ottagonale.
Palazzo La Marmora edificio con corte porticata e un ampio giardino-terrazza sulla città, è frutto di un graduale accorpamento
avvenuto nei secoli e ben leggibile nelle strutture; ancor oggi conserva parte dei tesori e degli antichi arredi di famiglia. Un altro palazzo,
vera residenza della famiglia a partire dal XVIII secolo, è in Torino, capitale sabauda, nel cantone dell'Assunata, in via San Filippo
al n. 11. Il testamento del principe di Masserano Carlo Ludovico, senza prole, lasciava alla sorella primogenita Carlotta Margherita sposata
Rafelis di Saint-Sauveur la dimora torinese detta Bonne Femme e l'usufrutto del castello di Gaglianico con tutti i beni, mentre al cugino
Carlo Emanuele Ferrero della Marmora toccavano il castello di Masserano con mobili, quadri, pertinenze e tutti gli onori e le prerogative insieme
al palazzo del Piazzo. Alla morte di Carlo Ludovico (1833) tra la marchesa Rafelis e il marchese La Marmora si accese una disputa concernente il
titolo principesco e il patronato della Collegiata di Masserano che vennero infine riconosciuti ai La Marmora (1843). Attualmente i palazzi dei
Ferrero Fieschi in Masserano e Biella Piazzo sono di proprietà comunale. L'8 febbraio 1900, con motu proprio, il re d'Italia Umberto I
riconobbe a Tommaso Ferrero della Marmora la trasmessibilità del titolo di marchese della Marmora all'unica figlia Enrichetta,
consorte del conte Mario Mori Ubaldini degli Alberti, e alla sua discendenza mascolina e primogeniale. Il titolo principesco di Masserano,
invece, decadde con la morte di Tommaso, avvenuta a Biella nel novembre dello stesso anno.
Bibliografia:
S. Cavicchioli, Famiglia, memoria, mito. I Ferrero della Marmora (1748-1918), 2004
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