La nuova sede
La nuova sede dell'Archivio di Stato di Biella è stata progettata negli anni '80 sul lato nord
del complesso
rinascimentale di San Sebastiano, nel centro della città.
Chiesa e convento sorsero nei primi anni del 1500 per volontà di Sebastiano Ferrero e dei suoi fratelli che
chiamarono a Biella i canonici vercellesi della congregazione lateranense donando loro case e un terreno in regione
Ghiara perché vi si potessero stabilire. Il complesso architettonico sorto ai piedi del palazzo nobiliare,
costituisce per impianto architettonico e ricchezza decorativa un esempio unico nel panorama del primo rinascimento
piemontese, richiamandosi a modelli progettuali di area lombarda. Sul finire del '700 parti del convento vennero
adibite ad uso delle truppe acquartierate e, nel 1798, con la soppressione degli ordini religiosi la destinazione
d'uso subì un mutamento radicale. L'architetto Nicola Martiniano Tarino fu incaricato di recuperare il chiostro
adattandolo a Deposito di mandicità per il Dipartimento della Sesia; l'operazione non andò a buon fine
e i locali furono nuovamente adibiti a caserma. Nel 1861 la città di Biella acquistò il complesso
dandogli nuove e diverse destinazioni: mentre la basilica custodita dai frati francescani manteneva in parte il proprio
decoro, l'attiguo chiostro decadeva fino alla rovina. Negli anni 80 del 1900, per volontà dell'amministrazione
comunale, il complesso è stato sottoposto ad una poderosa opera di restauro: oggi ospita il Museo del Territorio
Biellese. In questo contesto si inserisce il progetto della nuova sede dell'Archivio di Stato che così
si collega anche fisicamente agli attigui museo e biblioteca civica.
Con nuova forma architettonica è stata ricostruita in superficie, sul sito di edifici demoliti negli anni
sessanta,la palazzina che ospita gli spazi aperti al pubblico e gli uffici, mentre i depositi sono previsti su due
piani interrati.
Negli anni '90 è stato realizzato un primo lotto di lavori che ha permesso il trasferimento da palazzo Cisterna
ormai divenuto inagibile, ma non è sufficiente a contenere tutto il patrimono conservato.
Si è perciò dovuti ricorrere ad una sede sussidiaria, purtroppo collocata in zona periferica
rispetto alla principale: un capannone industriale, anni '50, dove sono stati collocati i due terzi degli archivi.
Il piccolo alloggio annesso permette l'apertura della seconda sala di studio.
I lavori di completamento dei depositi sotterranei, in corso, dovrebbero, finalmente, mettere a disposizione lo spazio
necessario per permettere di riunire il tutto in un unico luogo eliminando gli attuali disagi per l'utenza e il personale.
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