Archivio storico della città di Biella
Il progetto
L'Archivio Storico Città di Biella nasce a fine Ottocento, in seguito all'intervento di riordino
promosso da Quintino Sella e realizzato con la collaborazione di Pietro Vayra, allora archivista ai Regi Archivi di Torino.
Fra le numerose iniziative che si susseguono nella storia dell'archivio comunale di Biella,
le cui prime attestazioni risalgono alla seconda metà del XIII secolo, l'operazione del Sella
costituisce certamente una delle fasi di maggior rilievo. Ancora oggi, chi voglia consultare
la documentazione dell'Archivio Storico si trova davanti ad aspetti, quali l'organizzazione del materiale
e più in generale la fisionomia stessa dell'archivio, la cui genesi va rintracciata proprio in quegli anni.
Il progetto del Sella si svolge in continuo dialogo con gli esponenti dell'amministrazione
comunale, il che ci permette di conoscerne con precisione obiettivi e modalità di svolgimento.
In particolare una lettera datata 14 settembre 1867, indirizzata dallo statista al sindaco di Biella Tarino,
può essere considerata il "manifesto" programmatico della fondazione dell'Archivio Storico:
dopo l'invito a far sì che il patrimonio documentario recuperato fino a quel momento
"sia ordinato e guarentito da ogni ulteriore disperdimento", Sella parla esplicitamente
della possibilità di creare "un archivio di tutti i documenti antichi che si possono riferire al Biellese",
nel convincimento che "molti e molti documenti ora sparsi e disseminati presso diversi privati
o comuni od altri corpi morali, facilmente verrebbero dati in dono od in deposito all'archivio biellese",
arricchendo la raccolta del municipio che già conteneva "parecchie cose interessantissime per la storia
biellese".Qui sono esplicitate le tre linee portanti in cui si articola il programma: riordino dell'archivio,
recupero dei documenti precedentemente dispersi, ampliamento dell'area di pertinenza dell'archivio
all'intero Biellese mediante l'acquisizione di nuovi documenti.
A fare da sfondo, una concezione della documentazione d'archivio che vede come prioritario
il valore di memoria storica.
Un dato che, oltre a spiegare alcune peculiarità nell'organizzazione della documentazione,
rivela come la vicenda locale dell'archivio di Biella non rifletta solo un interesse personale
del Sella ma l'ampio dibattito, sorto all'indomani dell'unificazione, intorno alla funzione pubblica
degli archivi e più in generale alla conservazione dei monumenti dello Stato.
Le convinzioni dello statista al riguardo emergono con chiarezza nel discorso da lui tenuto
al Senato il 13 giugno del 1870, in cui è certamente ribadita l'importanza della conservazione
"di codesti monumenti dei nostri antichi", ma poiché è in quel momento ministro delle Finanze,
non può fare a meno di osservare che "si va incontro a una spesa; ciò che è una questione gravissima"
perchè "il Governo non è in grado di sostenerle da sè".
La questione degli archivi insomma è in realtà una "questione di finanza" la cui soluzione
può essere solo una: che a provvedere siano " i corpi morali, i comuni, le provincie", perchè
"la passione del campanile (e questa è una buona passione quando è subordinata a quella della
grande madre patria) eccita nell'animo un culto vivissimo delle cose patrie."
L'intervento a Biella, con i contatti continui con "l'autorità locale" e il programma di creare
un archivio che conservi le memorie "dei nostri antichi", è la concreta attuazione di quanto
espresso nel discorso al Senato.
L'importanza dell'iniziativa consiste anche nell'influenza esercitata sui successivi interventi
di riorganizzazione archivistica.
Quella promossa in epoca fascista dal commissario prefettizio Ferrerati, che costituisce fino ad oggi
l'ultimo riordino della documentazione antica, viene esplicitamente presentata come la naturale
prosecuzione del lavoro iniziato da Sella e Vayra.
Il biennio 1930-31 rappresenta un nuovo momento decisivo per la storia dell'archivio,
con effetti importanti sia sull'organizzazione dei documenti sia su quella vocazione,
già presente nel progetto del Sella, ad allargarne l'area di pertinenza all'intero Biellese.
L'archivio
Nel concreto, la documentazione conservata attualmente nell' Archivio Storico Città di Biella è
il risultato di una stratificazione successiva.
Alla base c'è il materiale presente da sempre nell'archivio comunale.
Le prime attestazioni di una sede deputata alla conservazione dei documenti prodotti dal Comune
risalgono alla metà del XIII secolo; un articolo del codice degli Statuti stabilisce le modalità
con cui la documentazione prodotta durante l'anno deve essere consegnata ai nuovi consoli e testimonia
l'esistenza di una camera comunis in cui tutta la documentazione doveva essere conservata.
Al tempo del Sella detto materiale venne reintegrato innanzitutto con il recupero dei documenti che intorno
agli anni '40 del secolo erano stati affidati all'abate Gustavo Avogadro di Valdengo, in qualità
di membro della Deputazione Subalpina di Storia Patria, per la pubblicazione nei Monumenta Historiae Patriae.
Questo recupero avvenne in due momenti distinti: nel 1867 vennero recuperati i documenti che l'abate non aveva
ritenuto di pubblicare e che, rimasti a casa sua, erano stati venduti dopo la sua morte alla regina
Maria Cristina e infine depositati a Torino nella Biblioteca del Duca di Genova.
Nel 1874 vennero recuperati i documenti che, giudicati più interessanti, erano stati consegnati dall'abate
alla Deputazione Subalpina di Storia Patria.
In seguito a queste acquisizioni avrà inizio una lunga controversia fra il Comune di Biella e il Capitolo
di Santo Stefano in merito al possesso di certi documenti provenienti dall'archivio capitolare.
Parte della documentazione presa in custodia dall'abate infatti era costituita da documenti provenienti
dal Capitolo, fatto di cui non si era tenuto conto all'atto del ritiro patrocinato dal Sella,
versandoli insieme al resto della documentazione all'archivio comunale.
Alla fine degli anni Trenta del Novecento, nel tentativo di ottenere la restituzione del materiale di
cui continuano a considerarsi i legittimi proprietari, i canonici non esiteranno a ricorrere "A Sua Eccellenza Benito Mussolini, Duce
d'Italia meraviglioso e invitto, glorioso fondatore dell'impero
e rinnovatore dell'epica grandezza antica sui colli fatali di Roma", denunciando il vero e proprio furto
di cui si ritenevano vittime.
L'ultima stratificazione è rappresentata dalle nuove acquisizioni effettuate in parte al tempo
del Sella e in parte durante il riordino novecentesco del Ferrerati, nella prospettiva di un archivio
che dovesse fungere da memoria storica non solo del comune urbano ma di un'area più vasta di cui Biella
costituiva il centro principale.
Questo aspetto dell'operazione è forse il più controverso: sembra infatti che la cessione di documenti
ottenuti da Vayra e Sella dai comuni limitrofi non sia stata sempre pacifica.
Quando il promotore dell'altro grande riordino novecentesco, il Commissario prefettizio Ferrerati,
infatti, si propose di incrementare il patrimonio dell'archivio seguendo l'esempio del Sella,
la Prefettura di Vercelli sottolineò che la cessione dei documenti doveva essere spontanea,
il che suscita alcuni dubbi sui mezzi impiegati dai predecessori.
In seguito ai due riordini confluirono in archivio documenti relativi a moltissimi comuni fra cui,
per non citarne che alcuni, Andorno, Candelo, Sala, Torrazzo, Zubiena, Tollegno, Mongrando, Cavaglià,
Mosso, Ronco e Netro.
Attualmente il complesso documentario dell'Archivio Storico è suddiviso in tre serie:
-
I serie, raccoglie documenti dalle origini all'epoca napoleonica
(1082-1801, in copia dall'882)
-
II serie, raccoglie i documenti del periodo di dominazione francese
(1788-1814 con documenti dal 1608 e fino al 1818)
-
III serie, raccoglie i documenti del XIX e XX secolo, posteriori alla Restaurazione (1815-1965)
Nella prima seriela documentazione è organizzata con un criterio di classificazione misto:
cronologico e per materia.
Sulla base del primo sono ordinati i documenti fino al 1379, mentre il resto della serie è classificato per materia.
La scansione in ante e post 1379, una delle eredità del riordino ottocentesco Sella-Vayra,
risponde all'idea che l'ordinamento dei documenti debba riflettere in qualche modo la verità storica
di cui sono testimonianza: l'anno 1379, data della dedizione di Biella ai Savoia, ordina i documenti così
come "ordina" la storia di Biella.
Le buste 1-10 contengono la documentazione anteriore all'anno cruciale, quasi totalmente edita nei 4
volumi della Biblioteca della Società Storica Subalpina dal titolo "Le Carte dell'Archivio Comunale di Biella
fino al 1379".
Il contenuto di queste buste è dei più vari e comprende anche i documenti provenienti da altri archivi.
Vi si trovano consegnamenti di feudi al vescovo, deposizioni di testi relative a cause, elenchi di decime,
libri dei conti, testamenti, consegnamenti, elenchi di affittuari dei beni comunali e di banditi.
L'applicazione del metodo cronologico insomma, consistendo nella sistemazione degli atti d'archivio secondo
la loro data di produzione a partire dal più antico, determina la creazione di miscellanee documentarie.
Da segnalare sono i regesti e gli appunti che si incontrano sulle camicie dei documenti, spesso di mano dello
stesso Sella, che comprendono riferimenti ad altri archivi, o ad edizioni di fonti.
La seconda parte della prima serie (buste 11-378) è suddivisa per materia ed è qui, in particolare nel
contenuto delle ultime cassette, che troviamo traccia di un'altra delle eredità ottocentesche che hanno segnato
così profondamente l'Archivio.
Alla fine dell'Ottocento risale infatti la sua vocazione territoriale, che come si è detto significò l'afflusso
di nuovi documenti aventi in qualche modo a che fare con la storia del territorio, tramite deposito o dono
da comuni o enti religiosi, tramite acquisti di gruppi di documenti, quelli "utili", dagli archivi privati,
e non ultimo attraverso ricerche nei mercatini d'antiquariato.
Le buste 342-378 appunto contengono la documentazione reperita nei comuni,
il cui contenuto è in molti casi un insieme disordinato ed incoerente di documenti, con l'unico elemento
unificante della provenienza.
Alcune peculiarità nell'organizzazione della documentazione, risultato dei passati interventi di riordino,
si discostano alquanto dalle attuali concezioni archivistiche. La decisione di mantenere questa scansione del
materiale documentario all'atto del deposito dell'Archivio Storico all'Archivio di Stato (1998) deriva proprio
dall'insieme di circostanze che accompagnarono questi interventi.
La loro antichità, l'autorevolezza delle figure che li avevano promossi e attuati, il peso avuto nel
caratterizzare la struttura e il carattere stesso dell'archivio comunale, ne hanno fatto un documento
fra gli altri, e come tale si è deciso di conservarne memoria.
Flavia Negro (2005)
Bibliografia:
M. Cassetti, L'archivio storico della città di Biella, in 'Rivista Storica Biellese', I (1983), pag. 91-108.
F. Negro, Gli estimi del comune di Biella nel tre e quattrocento, tesi di laurea, a.a. 2002-2003
|