Prefettura di Biella
La magistratura
L'origine delle Prefetture piemontesi è sicuramente precedente alla riorganizzazione
del sistema avviata da Emanuele Filiberto nell'ambito della quale vennero organizzati gli uffici e ne furono
precisate le funzioni. Le norme successive, in particolare quelle contenute nelle Regie Costituzioni settecentesche,
svilupperanno queste prime disposizioni.
In ogni capoluogo di provincia doveva esistere un ufficio di Prefettura cui era preposto il prefetto giudice laureato,
nominato dal sovrano e preventivamente esaminato dal Senato, che aveva competenza sulle cause criminali e civili
della propria provincia sulle quali un giudice ordinario si fosse già pronunciato con sentenza o ordinanza.
In prima istanza il prefetto giudicava le cause tra comunità, tra vassalli e tra vassalli e sottoposti.
Nelle terre mediate in cui il feudatario godesse del titolo di giudice di secondo grado il prefetto fungeva da
giudice d'appello su nomina del feudatario medesimo. In seguito a Regie Patenti 15 dicembre 1724, il prefetto
svolse anche funzioni di giudice ordinario appellabile al Senato. Provvedeva inoltre a legalizzare gli atti dei
notai o di altri pubblici ufficiali del distretto di sua pertinenza.
Dopo il 1782, come membro delle giunte provinciali d'annona, aggiunse compiti economico-amministrativi in materia
di approvvigionamenti e di ricognizione delle risorse ed esigenze del territorio. Collaborava poi con i governatori
e i comandanti militari nell'arresto di delinquenti e nella repressione della criminalità in genere e
in qualità di braccio secolare doveva rendere esecutive le sentenze ecclesiastiche nelle quali non
fossero previste pene corporali.
Il prefetto era sottoposto a controllo da parte del Senato e a sua volta controllava i giudici ordinari della
provincia tramite le cosiddette assisie, solitamente triennali.
Presso le Prefetture avevano anche sede gli uffici dell'avvocato fiscale provinciale e del procuratore fiscale.
Il primo affiancava il prefetto nel controllo delle Giudicature e si occupava di predisporre le conclusioni per
tutte le cause criminali, rimettendole ai segretari dei tribunali per la trasmissione al prefetto o al giudice.
Il secondo che doveva essere notaio, coadiuvava l'avvocato fiscale ed aveva il compito di segnalare al giudice
tutti i casi di reato contro i quali il Fisco ovvero lo Stato era tenuto a procedere d'ufficio.
Le prefetture funzionarono fino al 1822 con l'interruzione del periodo di dominazione francese.
Con Regio Editto 27 settembre 1822 si riorganizzò l'ordinamento giudiziario: vennero limitate in ampia misura
le competenze delle Giudicature mandamentali rendendole simili ai Giudici di Pace di tipo francese.
Furono inoltre istituiti i Tribunali di Prefettura, 40 in tutto, nelle città già sede di prefetto e comunque in ogni capoluogo di provincia, ampliandone le competenze.
La prefettura di Biella
Biella fino al 1614 faceva parte del mandamento di Vercelli. Già nel 1577 il Consiglio della città aveva presentato al duca la richiesta formulata dal Collegio dei Dottori, di poter giudicare in secondo grado le cause civili e criminali per le quali fosse già stata emessa sentenza dal podestà. La richiesta era stata accolta con Lettere Patenti del 21 dicembre dello stesso anno, che concedevano il diritto con privilegio perpetuo e irrevocabile. Al Collegio si ordinava di eleggere tra i dottori un giudice per i giudizi in appello che doveva essere sostituito ogni sei mesi: primo prefetto eletto fu Francesco Gromo.
La giurisdizione comprendeva tutto il mandamento di Biella.
Con quelli del Prefetto coesistevano, nello stesso ufficio e nello stesso magistrato, i compiti del giudice ordinario (Giudicatura)
In base al manifesto del Senato di Piemonte sulle assisie e deputazioni dei giudici del 28 gennaio 1730, la prefettura di Biella risultò divisa in tre cantoni con lo scopo di facilitare il controllo sulle castellanie e sulle giudicature. Le assisie si tenevano a rotazione.
Con la riorganizzazione del 1822, Biella, sede di Tribunale di Prefettura, dispose di un prefetto e di due assessori, con un avvocato fiscale ed un sostituto.
Bibliografia:
Laura Chiocchetti, La Prefettura di Biella dal 1724 al 1824: riordino e schedatura del fondo, tesi di laurea in Archivistica Speciale, anno accademico 2001-2002.
L'Archivio
Quanto rimane dell'archivio della Prefettura di Biella fu versato alla sezione di Archivio di Stato di Biella nel 1973.
La documentazione è suddivisa in due serie: la prima di 138 volumi, datati dal 1724 al 1801, conservati in 11 mazzi e la seconda di 64 volumi, datati tra il 1814 e il 1824, contenuti in 7 mazzi.
I 18 mazzi totali che sono certamente una minima parte di quello che doveva essere l'archivio dell'organo giudiziario operante nella provincia di Biella, si sono casualmente salvati dagli scarti di documenti avvenuti in modo frettoloso e senza controllo da parte degli organi competenti, nel dopoguerra.
Podesterie e Giudicature I